domenica 15 gennaio 2017

AUT-AUT


Immagina un capitano sulla sua nave nel momento in cui deve dar battaglia; forse egli potrà dire, bisogna fare questo o quello; ma se non è un capitano mediocre, nello stesso tempo si renderà conto che la nave, mentre egli non ha ancora deciso avanza colla solita velocità, e che così è solo un istante quello in cui sia indifferente se egli faccia questo o quello. Così anche l'uomo, se dimentica di calcolare questa velocità, alla fine giunge un momento in cui non ha più la libertà della scelta, non perché ha scelto, ma perché non l'ha fatto, il che si può anche esprimere così: perché gli altri hanno scelto per lui, perché ha perso se stesso.

La difficoltà della scelta è che l'intervallo di tempo per cui quella scelta è davvero opera nostra è così ridotto che è impossibile da cogliere; passato quell'intervallo la scelta è ormai compiuta, non da noi, bensì dalle circostanze, dagli altri, dal tempo.
Come un naufrago nel mare, che egli decida di non decidere (stare fermo) o scelga una direzione verso cui nuotare, il mare ha in serbo per lui un'altra scelta, contro cui lottare è inutile.

Esistere significa “poter scegliere”; anzi, essere possibilità. Ma ciò non costituisce la ricchezza, bensí la miseria dell’uomo. La sua libertà di scelta non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti egli si trova sempre di fronte all’alternativa di una “possibilità che sí” e di una “possibilità che no” senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile, nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell’altro.

Aut-Aut, o questo, o quello, finchè non scegli tutto è possibile, è questo che rende scegliere così difficile.

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